Foto e video di Giancarla Perotti
Prima parte del servizio sui marittimi e sulla pesca a San Benedetto
SAN BENEDETTO – Siamo stati sulla banchina del porto di San Benedetto il 29 settembre 2024, dopo un mese e mezzo di fermo biologico e in attesa che le imbarcazioni levassero le ancore e gli ormeggi per poi prendere il largo, abbiamo intervistato e dialogato alcuni pescatori. Andrea Fedeli pescatore da sempre, ci ha raccontato la sua passione per il lavoro in mare: “È un lavoro che si può fare solo se ti piace!” aggiunge Andrea: “Non ho paura perché è il mio ambiente e so come muovermi”. Fedeli tra le problematiche della pesca di oggi lamenta troppa burocrazia e marketing sbagliato a suo avviso, in quanto il pesce appena pescato viene venduto a basso prezzo poi lo si vede nelle pescherie a un prezzo molto elevato. Andrea si rammarica anche del fatto che oggi la nuova generazione non si orienta su questo lavoro. Mentre il capitano del “Marcantonio II”, Carlo Di Domenico ci informa del malcontento dei pescatori in quanto: “Non è stato retribuito ancora il contributo del 2023 del fermo dei marinai che viene dato tramite la C.I.G.S. (Cassa integrazione guadagni straordinari)” e aggiunge: “Mentre per quanto riguarda il fermo delle imbarcazioni aspettiamo ancora quello relativo all’anno 2022” afferma Di Domenico. Secondo Carlo: “le aspettative della pesca non sono buone. Dalle notizie che si hanno dai marittimi che hanno ricominciato a pescare del nord e centro Adriatico, la pesca non è quella degli anni passati, ma è diminuita”.
Arrivata la mezzanotte i motopescherecci hanno tolto le ancore e gli ormeggi per staccarsi dalla banchina per prendere il largo e raggiungere la zona di pesca.
Le tecniche e il mestiere della pesca sono spesso tramandati di generazione in generazione, e molte famiglie sambenedettesi mantengono viva questa tradizione.
Una delle peculiarità della pesca sambenedettese è il brodetto alla sambenedettese, una zuppa di pesce tipica, che dimostra come i pescatori siano riusciti a fare del pescato una risorsa essenziale per la gastronomia locale. Al porto è comune vedere i pescherecci che rientrano dopo una lunga giornata (o nottata) di lavoro, caricati di pesci, molluschi e crostacei che riforniscono i mercati locali. Tra le specie più pescate ci sono alici, triglie, sgombri, seppie e calamari, ma i pescatori si specializzano anche nella raccolta delle vongole e delle cozze, molto apprezzate in cucina.
Il porto di San Benedetto è uno dei più importanti dell’Adriatico. A San Benedetto si trova anche il Museo della Civiltà Marinara, dedicato alla storia della pesca e ai suoi strumenti, dalle antiche reti alle imbarcazioni storiche, che racconta il legame unico che i sambenedettesi hanno con il mare. Il Museo del Mare è un luogo ideale per conoscere la storia e la cultura marinara locale, con esposizioni che raccontano la vita dei pescatori e le tecniche antiche di pesca.
Un simbolo di questo legame è il Monumento al Pescatore (1978), opera di Cleto Capponi, artista di Grottammare, una statua che rappresenta un uomo del mare con lo sguardo rivolto all’orizzonte nell’atto di suonare il corno per richiamare l’attenzione sul pericolo procurato dalla nebbia quando non c’erano mezzi di comunicazione o fari acustici e luminosi. Si tratta di un omaggio alla vita spesso rischiosa e solitaria di chi affronta le onde per portare il pescato a terra. La targa alla base della statua riporta uno scritto: “All’ardimento, alla tenacia ed al sacrificio dei pescatori di ogni epoca”. Il porto è anche un simbolo della resilienza e della dedizione della popolazione locale al mare, e la statua del Monumento al Pescatore è un omaggio alla loro vita di sacrificio e avventura.
Oggi, nonostante le difficoltà dovute all’industrializzazione della pesca e alle normative più rigide, i pescatori di San Benedetto mantengono intatto l’orgoglio per la loro tradizione. La loro dedizione e il rispetto per il mare continuano a essere un esempio di tenacia, facendo sì che San Benedetto rimanga una città profondamente legata alla sua identità marinara.
La comunità dei pescatori non è solo una parte economica importante della città, ma anche culturale. Ogni anno, la città celebra la Festa della Madonna della Marina, la santa patrona dei pescatori, con una processione suggestiva in mare. In questa occasione, i pescherecci vengono decorati e portano il quadro della Madonna in una processione che si conclude con una benedizione delle acque. Questo evento è un rito profondamente sentito dai sambenedettesi e simboleggia la speranza e la protezione divina per tutti coloro che sfidano il mare.
Ma come non ricordare Monsignor Francesco Sciocchetti, figura fondamentale nella storia della marineria di San Benedetto del Tronto e, più in generale, nella storia della pesca italiana. Nato a San Benedetto nel 1854, Sciocchetti è conosciuto per essere stato un precursore nell’innovazione tecnologica legata alla pesca, soprattutto grazie all’invenzione della prima barca a motore per uso peschereccio, che rivoluzionò l’intero settore e la vita dei pescatori locali.
Nel 1912, infatti, Monsignor Sciocchetti, guidato da un forte desiderio di migliorare le condizioni di lavoro dei pescatori della sua città, iniziò a sviluppare l’idea di utilizzare un motore a scoppio per alimentare le imbarcazioni da pesca. Prima di questa invenzione, le barche erano spinte a remi o a vela, un metodo faticoso e che richiedeva molto tempo. Sciocchetti comprese che, introducendo un motore, i pescatori avrebbero potuto coprire distanze maggiori e quindi aumentare la quantità di pesce pescato, riducendo la fatica e migliorando la sicurezza.
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