NewTuscia – VITERBO – Caro Direttore, ci sono due problemi, fra gli altri, che negli ultimi anni e a ritmo crescente ancor più negli ultimi mesi, con cadenza quasi quotidiana, hanno trovato spazio su tutti i giornali locali, cartacei e online: la sorte e la gestione della società concessionaria del servizio idrico integrato della Provincia di Viterbo, Talete S.p.A., e, su altro versante, l’impatto che l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile sta avendo sul magnifico paesaggio della Tuscia.
Il mix di questi due fattori ha creato un involontario effetto paradossale in forza del quale nella provincia di Viterbo si produce il 78% di tutta l’energia rinnovabile prodotta nel territorio della regione Lazio ma, ciononostante, la bolletta dell’acqua che tutti noi paghiamo è aumentata anche per colpa del recente aumento del costo dell’energia elettrica per Kilowattora, in linea con la tendenza registrata negli ultimi anni a seguito dell’inflazione generatasi a partire dal conflitto russo-ucraino. L’energia elettrica è ovviamente un input imprescindibile per la gestione dell’intera filiera del servizio idrico integrato e farne a meno è di per sé impossibile.
Quelle che ho appena richiamato costituiscono due vere e proprie criticità, a tratti insanabili, per il nostro territorio, e negarlo sarebbe controproducente, ove si voglia provare ad avviare una qualsiasi riflessione utile a ricercare una via di svolta.
Restare inermi (e scegliere quindi la cosiddetta “opzione 0”) è ovviamente una delle carte estraibili dal mazzo, tra le altre. Allo stato, però, è senza dubbio la meno opportuna.
Vorrei quindi condividere con Lei una soluzione, mettendola a disposizione del pubblico, degli amministratori della provincia di Viterbo e della Talete stessa, affinché si possa provare a invertire la tendenza che ho brevemente tratteggiato sopra.
Una soluzione sembra esistere. Nulla di magico, è sufficiente ricorrere all’utilizzo di qualche recente strumento messo a disposizione dall’ordinamento giuridico, che alcuni enti e soggetti, ma non nei termini che prospetto qui di seguito, hanno iniziato a vagliare e a porre in opera.
Da pochissimi anni sono state create le Comunità Energetiche Rinnovabili, CER (art. 31 decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199), che costituiscono una nuova figura cui possono aderire soggetti pubblici e privati, per realizzare impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
La Provincia di Viterbo, tutti i Comuni della provincia (soci della Talete) e Talete stessa potrebbero quindi dar vita a una Comunità Energetica Rinnovabile, cui intestare tutti i pannelli fotovoltaici che tutti i predetti Comuni, la Provincia e Talete potrebbero installare sui tetti dei propri immobili, nonché eventualmente anche su propri terreni (ove fattibile), e destinare i benefici derivanti da questa produzione energetica a favore della Talete e dell’utilizzo delle utenze di questa. Lo scopo è ovviamente quello di far sì che la società possa ridurre l’impatto dell’energia elettrica sul proprio bilancio, sul proprio quadro regolatorio e, di conseguenza, sulle bollette di tutti noi. Da non dimenticare che per questa modalità di produzione di energia elettrica il legislatore ha previsto, a favore della CER (e quindi in questa ipotesi, di Talete) il riconoscimento di una non trascurabile tariffa incentivante. La CER, quindi, otterrebbe una duplice fonte di reddito, dalla vendita dell’energia in rete e dalla tariffa incentivante statale, senza dimenticare, ovviamente, la possibilità che per taluni impianti a servizio delle infrastrutture in concessione a Talete, si possa registrare il fenomeno dell’autoconsumo di energia prodotta dai pannelli.
Una soluzione da esplorare, per provare ad alleviare auspicabilmente il caro-energia che ha severamente colpito famiglie e imprese dal 2022 ad oggi, anche indirettamente sottoforma di caro-acqua.
Gabriele Sabato
Avvocato e docente universitario
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