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Vincenzo Coviello, a chi spiava i conti bancari? Totti, Al Bano, Venditti, Draghi, Renzi, D’Alema e Vannacci. Caccia ai mandanti e la pista del dark web #finsubito prestito immediato


BARI – Potrebbe aver venduto i dati bancari di politici e vip sul darkweb, il mercato nero online dove ogni informazione “sensibile” ha un prezzo.

Per la Procura di Bari, Vincenzo Coviello, funzionario di banca della filiale Intesa Sanpaolo di Bisceglie (distaccamento di Agribusiness di Barletta), ha agito «verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare, mandante/i degli accessi abusivi al sistema informatico del gruppo Intesa Sanpaolo e destinatari delle informazioni acquisite».

Vincenzo Coviello e i conti spiati, la Procura: «Ha agito in concorso con altri». Lui: «Mai divulgato informazioni»

Vincenzo Coviello e i conti spiati

Gli viene contestato, oltre al reato di “accesso abusivo al sistema informatico”, il “procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato”, quest’ultimo punito con la reclusione da tre a dieci anni. Questo perché ha fatto accesso «ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica (presidente del Senato, presidente del Consiglio dei ministri, ministro della Difesa, componenti del Parlamento), dei loro familiari e collaboratori – si legge nel decreto con cui giovedì Coviello è stato perquisito – al fine di procurare a sé o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno e internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete».

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LA PASSWORD
Sono 6.637 gli accessi abusivi relativi a 679 filiali e 3.572 i clienti spiati dal 21 febbraio 2022 al 24 aprile 2024. Per accedere ai conti correnti – non solo quelli appunto aperti nella filiale di Bisceglie – il 52enne non ha violato i sistemi della banca, come può fare un hacker, ha semplicemente usato, ovviamente in modo indebito, la password di cui dispongono tutti i dipendenti dell’istituto bancario. Nessuno se n’è accorto per due anni, fino a quando uno dei correntisti spiati, il medico e professore universitario Antonio Moschetta, ha riscontrato delle anomalie sul suo estratto conto e ha segnalato la cosa a Intesa Sanpaolo. A maggio scorso, il funzionario è stato sospeso e, alla fine di un procedimento disciplinare, l’8 agosto è stato licenziato. A far scattare le indagini della Procura di Bari, guidata da Roberto Rossi, è stata però la querela presentata ai carabinieri il 22 luglio proprio dal professore Moschetta, anche lui residente a Bitonto come Coviello, allievo del premio Nobel per la farmacologia Al Gilman e autore di diversi libri in cui ha spiegato gli effetti delle sue scoperte nel campo dei nutrienti, del metabolismo e del Dna.

Intesa Sanpaolo rientra nell’inchiesta come responsabile civile, in quanto – secondo l’ipotesi accusatoria – non avrebbe vigilato correttamente sull’operato del suo dipendente. L’istituto precisa che le anomalie sono emerse «nel corso delle ordinarie attività di controllo» e che ha già presentato un esposto al Garante della privacy, sottolineando come «l’evento sia stato individuato dagli attuali sistemi di controllo e che la banca è costantemente impegnata a evolvere i sistemi nell’ottica di garantire la massima protezione dei dati della clientela». Sulla vicenda è intervenuto anche il Garante della privacy: «Abbiamo avviato una richiesta di informazioni tempestiva – ha detto Pasquale Stanzione al G7 dei Garanti privacy – abbiamo acceso un faro su un fenomeno inquietante. Aspettiamo una giustificazione, un chiarimento che ci devono pervenire dall’ente da cui sono partiti questi accessi, siamo vigili su questa situazione».

PESCA A STRASCICO
I carabinieri – delegati dai pm baresi – giovedì hanno sequestrato all’ex funzionario di banca, che adesso è tornato a fare il commercialista, computer, tablet, hard disk, chiavette usb, telefono presenti nella sua abitazione a Bitonto e nella filiale di Bisceglie dove lavorava. Ora i periti informatici procederanno a estrarre copia forense dei contenuti, per verificare se ci sono tracce dei dati finanziari consultati. Il 52enne sostiene di non averli scaricati (ma solo letti), per questo i suoi legali sono convinti che gli investigatori non troveranno nulla di utile alle indagini. Ma non serve scaricare il file di un estratto conto, se uno fa uno screenshot o una foto. Oltre a cercare questo materiale, l’obiettivo di chi indaga è capire se sia stato ceduto ad altri complici che, a loro volta, potrebbero averlo diffuso nel darkweb oppure venduto a ricattatori. Quello che stupisce, infatti, è questa ricerca capillare e quotidiana effettuata da Coviello, in una sorta di “pesca a strascico”. A volte i nomi noti cercati non avevano nemmeno un conto corrente a San Paolo.

I VIP SPIATI
I parlamentari, invece, erano un bersaglio facile perché a Montecitorio c’è proprio una filiale dell’istituto bancario. Oltre a Giorgia Meloni, la sorella Arianna, l’ex compagno Andrea Gianbruno, Ignazio La Russa e i ministri Guido Crosetto, Daniela Santanchè e Raffaele Fitto, sono stati “spiati” l’ex premier Mario Draghi, il governatore del Veneto Luca Zaia, il parlamentare europeo Roberto Vannacci, il procuratore della Dda Giovanni Melillo e il procuratore di Trani Renato Nitti.

Ma anche imprenditori come i fratelli John e Lapo Elkann, la famiglia Berlusconi (Marina, Piersilvio e l’ex del cavaliere Marta Fascina), cantanti come Antonello Venditti e Al Bano, calciatori come Francesco Totti, l’etoile della Scala Roberto Bolle. Coviello ha cercato nella banca dati a sua disposizione anche i nomi di prelati, alti ufficiali della Guardia di Finanza (come il comandante generale Andrea De Gennaro) e dell’Arma (come il generale Tullio Del Sette). 

FAMILIARI SPIATI
Oltre ai politici e i vip, però, l’ex funzionario di banca sembra aver voluto soddisfare la sua curiosità spulciando i conti correnti dei suoi cognati e di tanti suoi concittadini: dal macellaio, a un piccolo imprenditore di zona. Solo nei confronti di quest’ultimo, avrebbe effettuato più di 300 accessi abusivi. Quando la banca, nel procedimento disciplinare, gli ha chiesto il perché: Coviello ha risposto che non sapeva chi fosse. Una giustificazione, ovviamente, poco plausibile, che ha indotto Intesa San Paolo a segnalare tutto alla Procura (dopo la denuncia del professore Moschetta), inviando i file di log dai quali estrapolare l’elenco di tutte le ricerche indebite.

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