Un autunno ricco di proposte
artistiche con quattro nove mostre che arricchiranno le
esposizioni del Man di Nuoro, dal 22 novembre al 9 marzo, fra
linguaggi sperimentali che indagano il mondo naturale, la
cultura arcaica e quella classica fino al Rinascimento.
Per il ciclo “Essenze naturali” saranno esposte tre mostre
personali di tre artisti che raccontano la natura attraverso
punti di vista differenti: l’astrazione delle forme, la memoria
della terra, il ciclo della materia. Dopo il successo della
mostra “Diorama. Generation Earth”, dedicata alla crisi
ambientale globale, il museo Man invita nuovi artisti a
sviluppare una narrazione personale sul mondo naturale.
Christiane Löhr artista tedesca ma toscana d’adozione, propone
“Accumuli”, a cura di Chiara Gatti, e presenta una ampia
installazione di sculture leggere e impalpabili, un inno alla
levità della natura issando nello spazio sottili strutture
arboree ed edificano paesaggi minimi. Nella mostra anche un
omaggio alla Sardegna, che vede l’autrice presentare piccoli
accumuli di chicchi o sementi, a evocare torri e costruzioni
nuragiche.
Il magico e la mitologia, la tradizione classica e la cultura
arcaica sono i temi che si mescolano nell’esposizione di Una
Szeemann dal titolo Scenafenomenica, a cura di Elisabetta
Masala, in cui l’artista svizzera sperimenta materiali dal
valore fortemente espressivo in un racconto corale dalle
sfumature epiche. Un progetto connesso al territorio della
Sardegna, alle sue asperità, alla leggenda delle Janas e alla
persistenza archeologica nel paesaggio, laddove la natura pare
mimetizzarsi con le pietre e con le creste del Supramonte.
Il progetto inedito Filira dell’artista cagliaritano
Alessandro Biggio – a cura di Chiara Gatti – presenta, invece,
un ciclo nuovo di opere in una mostra personale. Noto per le sue
ricerche sulla cenere generata dalla combustione delle essenze
del suo giardino di Calasetta, Biggio propone una riflessione
autentica sul ciclo della vita e degli elementi, allo stesso
modo la pittura trascrive impronte di natura, nella sua
metamorfosi e consunzione.
Conclude l’esposizione, El Greco, al secolo Domínikos
Theotokópoulos (1541-1614), uno fra i massimi rappresentanti
della pittura europea del tardo rinascimento. Il celebre maestro
del Siglo de Oro, il secolo dell’oro spagnolo è noto per
l’esasperazione delle sue forme allungate nello spazio, i toni
luminescenti del colore, il forte ritmo delle linee e del gesto
sulla tela in ” Dialogo tra due capolavori”. Il Man presenta per
l’occasione il ritrovamento di un capolavoro di El Greco,
L’Adorazione dei Magi, rimasta per secoli ignota alle cronache e
restituita solo di recente alla paternità del genio cretese. Un
film documentario, prodotto dal Man e realizzato dal regista
Stefano Conca Bonizzoni, introduce la visita alla mostra che
contempla anche un secondo capolavoro, il Salvatore benedicente
dei Musei Civici di Reggio Emilia, reduce dalla importante
antologica del maestro al Palazzo Reale di Milano.
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