Non si contano le volte in cui Giorgia Meloni ha detto che l’Italia, a dispetto dei numeri da prefisso telefonico, comunque cresce più degli altri Paesi europei. Ieri la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana dell’Istat ha fatto a pezzi la narrazione meloniana. Nel terzo trimestre, il Pil italiano è rimasto stazionario rispetto ai tre mesi precedenti.
L’attività economica “ha rallentato rispetto alla prima metà dell’anno, segnando un risultato peggiore rispetto ai principali partner europei e alla media dell’area euro (+0,4%)”, ha segnalato l’Istituto di statistica. La crescita ferma dell’Italia ci isola rispetto alla crescita inattesa in Germania (+0,2%), all’accelerazione in Francia (+0,4%) e alla conferma di un particolare dinamismo in Spagna (+0,8%).
Il richiamo di Gentiloni sui dati poco incoraggianti del Pil italiano
Ed è proprio sugli ultimi dati della crescita italiana che richiama l’attenzione “perché non sono completamente incoraggianti” il commissario europeo uscente agli Affari economici, Paolo Gentiloni, che ha invitato il governo alla “messa a terra” delle risorse del Pnrr.
“Ci sono risorse per decine di miliardi che vanno messe a terra, investimenti che vanno realizzati, e farlo adesso che l’economia rallenta ridarebbe una grande spinta. Dovremo concentraci molto su questo”. A livello europeo – ha detto l’ex premier – “ci aspettiamo grosso modo la conferma che l’economia europea è abbastanza lenta, però sta gradualmente riprendendosi. Abbiamo avuto qualche dato incoraggiante persino dalla Germania, che è stata in recessione a lungo”.
Appunto, persino dalla Germania. Dall’Italia invece nulla di buono. I dati degli ultimi mesi che l’Istat riepiloga nella sua nota fanno venire i brividi. Dal lato dell’offerta, a settembre la produzione manifatturiera è diminuita dello 0,4% in termini congiunturali, dopo la variazione nulla segnata ad agosto.
Nei primi otto mesi del 2024, le esportazioni in valore hanno registrato una riduzione dello 0,6% in termini tendenziali, riflettendo in particolare l’andamento negativo delle vendite verso i mercati Ue. A settembre, dopo tre mesi di crescita ininterrotta, l’occupazione è diminuita, con un calo diffuso tra uomini, donne e i 35-49enni.
A ottobre, è peggiorato il clima di fiducia delle famiglie, con un deterioramento delle opinioni sulla situazione economica generale e su quella futura. In calo anche il sentiment delle imprese, in particolare nella manifattura e nei servizi di mercato. Ma tra tutti spicca il crollo dell’industria. A settembre, la produzione industriale è scesa dello 0,4% rispetto ad agosto e del 4% rispetto ad un anno prima. Questa contrazione “si accentua”, segnala l’Istat, e dura da ben venti mesi.
Il M5S: propaganda del governo al capolinea
“La propaganda di Giorgia Meloni sullo stato di salute dell’economia italiana viene letteralmente sbugiardata dall’Istat. L’Italia di fatto con il governo Meloni ritorna fanalino di coda in Ue e purtroppo il peggio deve ancora venire. La Manovra infatti tradisce le imprese e le aspettative del Nord del Paese che chiede meno tasse e più investimenti e non tagli come quello messo a bilancio sul Fondo per le automotive di ben 4,7 miliardi. E’ l’effetto delle politiche di austerity che il governo Meloni-Giorgetti ha approvato in Europa. Tutti i nodi vengono al pettine e purtroppo a pagarne le spese saranno i cittadini italiani”, dice Gaetano Pedullà, vicecapodelegazione del M5S al Parlamento europeo.
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