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Intesa Sanpaolo: settori industriali in Italia pronti ad affrontare Trump #finsubito prestito immediato


Intesa Sanpaolo ha presentato, in collaborazione con Prometeia, il 106° Rapporto analisi dei settori industriali italiani. La conferenza stampa è stata anche l’occasione per fare il punto dello scenario economico prossimo dopo l’elezione del 47° Presidente degli Stati Uniti d’America nella figura di Donald Trump. Gregorio De Felice, capoeconomista del maggiore gruppo bancario italiano, si è concentrato principalmente su due aspetti, l’energia e le politiche commerciali.

Con riferimento al tema energetico il capoeconomista di Intesa Sanpaolo ha ricordato le parole pronunciate in diverse occasioni da Donald Trump in campagna elettorale, contro i sussidi green e l’Inflation reduction act, che vorrebbe abrogare nei contenuti riferiti all’energia pulita. Secondo il prossimo presidente degli USA, “i soldi dei contribuenti non possono essere spesi per sussidi preferenziali e tantomeno per le risorse energetiche”. A beneficiarne saranno quindi le fonti fossili e il nucleare.

Per quanto riguarda le politiche commerciali, per la Cina si prospetta lo scenario peggiore. Anche Kamala Harris avrebbe imposto delle tariffe sui prodotti cinesi, ma la scure che verrà calata da Donald Trump sarà molto più pesante (fino al 60%). Sono tuttavia i dazi nei confronti delle merci europee quelli che impatteranno di più sul Vecchio continente. “L’eurozona ha un avanzo commerciale di circa 160 miliardi di dollari nei confronti degli Stati Uniti – ha spiegato De Felice – dei quali 60 sono della Germania e 40 circa dell’Italia”. Il Belpaese rischia dunque di soffrire più di altri l’avvento del Trump bis, anche se “la rivalutazione del dollaro renderebbe più competitive le merci europee controbilanciando, in parte, il peso dei dazi”.

 

Le stime di crescita di Intesa Sanpaolo per l’Italia nel 2025

Intesa Sanpaolo stima una crescita dello 0,5% per l’economia italiana nel 2024 e del 1% nel 2025. Un’accelerazione che sarà permessa dall’alleggerirsi di alcuni fattori di freno che hanno rallentato la crescita nel 2024. Tra questi, Gregorio De Felice ha citato in particolar modo i consumi. “Nella percezione delle famiglie italiane l’inflazione è ancora alta, ben più alta di quella che diffonde il nostro istituto di statistica, quindi questo è un fattore che ha alimentato una crescita temporanea dei risparmi. La maggior percezione di un reddito disponibile che cresce in termini reali è un elemento di potenziale maggior spesa delle famiglie italiane per i consumi” ha spiegato il capoeconomista di Intesa Sanpaolo.

La crescita dei consumi dovrebbe beneficiare anche dell’aumento dei salari realizzato con i rinnovi contrattuali, di un tasso di disoccupazione tra i più bassi degli ultimi 15 anni e dall’aumento degli investimenti pubblici, che “nel 2024 si sono rivelati inferiori alle previsioni governative. Il governo – ha proseguito De Felice – prevede per il 2024 20 miliardi di spesa del PNRR, meno rispetto ai 23 dello scorso anno e quindi c’è molto spazio per recuperare nel 2025 e nel 2026”.

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Ultimo aspetto favorevole, ma non meno importante, l’attesa di una riduzione del costo del denaro, in linea con l’abbassamento dei tassi di interesse che la Banca centrale europea ha iniziato ad attuare. Gli analisti di Intesa Sanpaolo prevedono una riduzione dello 0,25% nella prossima riunione BCE di dicembre, e poi altri 100 o 125 punti base di tagli nel corso del prossimo anno, fino ad arrivare a un livello di neutralità. “Ciò sarà vantaggioso per i mutui delle famiglie, dei giovani e per il costo del credito per le imprese” ha concluso De Felice, prima di passare la parola alle relatrici Alessandra Lanza, senior partner di Prometeia; Stefania Trenti, responsabile Industry and Local economies research del Research department di Intesa Sanpaolo; Ilaria Sangalli, senior economist di Intesa Sanpaolo.

 

L’Italia si prepara a Trump con un solido settore industriale

L’analisi dei bilanci 2023 delle aziende del settore manifatturiero italiano ha messo in luce una crescita significativa dei margini e della redditività in diversi settori. Nel complesso il margine operativo lordo (ebitda) ha raggiunto l’11,1% medio, superando le aspettative e i livelli del 2022. Questo risultato è stato favorito da un alleggerimento complessivo dei costi e da prezzi rimasti elevati, anche se ciò ha comportato una diminuzione dei volumi di vendita. La compressione dei costi è stata attribuita alla ricerca di maggiore efficienza, stimolata da pandemia e crisi energetica, nonché dalle robuste politiche di investimento attuate negli ultimi due anni.

Un aspetto particolarmente significativo è l’aumento della quota di imprese manifatturiere con una redditività elevata, definita come ROI superiore al 10%. Questa percentuale è salita dal 32% nel 2020 al 46% nel 2023, rappresentando il valore più alto degli ultimi quindici anni. Al contempo, la percentuale di imprese con cash flow negativo ha continuato a ridursi, raggiungendo il minimo storico degli ultimi 15 anni.
Il 2024 che si sta per concludere evidenzierà, secondo le stime, una parziale erosione di questi buoni risultati (-1,1 punti percentuali in meno di margine a livello aggregato). Tuttavia, l’ebitda rimarrà su livelli storicamente elevati. Nel 2024 il fatturato del manifatturiero italiano registrerà un calo dello 0,9% su base tendenziale a prezzi costanti, in rallentamento dal -2,1% nel 2023. A valori correnti, la contrazione sarà più intensa, pari a -1,7%.

Le crescenti tensioni geopolitiche hanno avuto un impatto negativo sullo scenario macroeconomico internazionale, influenzando gli scambi commerciali e il ciclo manifatturiero europeo. I dati sull’export italiano mostrano un calo significativo delle esportazioni verso la Germania nei primi sette mesi del 2024: -19% nel settore automotive e -15% nella metallurgia. Nonostante ciò, la diversificazione geografica dell’export italiano potrebbe rivelarsi vantaggiosa, con buoni segnali di crescita nelle vendite verso gli Stati Uniti e mantenimento delle performance nei mercati asiatici.

A fronte delle rilevanti sfide attuali, si prevede che il manifatturiero italiano tornerà a crescere a ritmi prossimi all’1% medio annuo nel biennio 2025-26. Il rientro dell’inflazione e la ripresa della domanda europea dovrebbero sostenere un rafforzamento del commercio mondiale. Le esportazioni italiane di beni manufatti potrebbero crescere a ritmi del 2,3% medio annuo a prezzi costanti.

 

Settori in Crescita e Settori in Difficoltà

Nel contesto del 2024, solo i settori orientati all’export e meno sensibili al ciclo economico sono visti in crescita. I settori farmaceutico e largo consumo potrebbero registrare un aumento del fatturato superiore al 4%, mentre l’alimentare e bevande cresceranno modestamente (+0,8%). Tra i produttori di beni di investimento, l’elettrotecnica si prevede in crescita (+1,8%), sostenuta dagli investimenti nella transizione energetica. Al contrario, la meccanica ed elettronica chiuderanno il 2024 con cali rispettivamente del -1,6% e -2,9%, a causa dell’incertezza che frena gli investimenti.

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I settori più competitivi all’export continueranno a prosperare grazie alla loro capacità di adattarsi alla transizione digitale e ambientale. Meccanica ed elettronica sono attese recuperare slancio con tassi di crescita rispettivamente del +2,5% e +2,3%. Anche l’elettrotecnica dovrebbe registrare un aumento significativo (+3,3%). Tuttavia, i settori legati all’edilizia potrebbero avere prospettive meno brillanti a causa della normalizzazione dopo il boom degli ultimi anni.

 

I settori industriali italiani continueranno a crescita anche nei prossimi due anni, secondo le previsioni di Intesa Sanpaolo e Prometeia





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