Il prossimo 14 gennaio, sei persone dovranno comparire davanti al Gip del Tribunale di Avellino, Fabrizio Ciccone. La Procura di Avellino, con le indagini coordinate dal pm Luigi Iglio, ha emesso la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati coinvolti in un’inchiesta su una presunta truffa da 45 milioni di euro, organizzata a Solofra e scoperta dai finanzieri della locale Compagnia delle Fiamme Gialle. Presso la Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione, invece, si sono tenute a novembre le udienze riguardanti due distinti ricorsi relativi ai procedimenti a carico di Domenico Calabrese e Alfonso Oliva, tra gli imputati dell’inchiesta. I protagonisti della vicenda sono assistiti dagli avvocati Claudio Frongillo, Ennio Napolillo, Gennaro Tarallo e Raffaele Tecce.
Il ricorso di Calabrese e la questione dei conti aziendali
L’avvocato Ennio Napolillo, difensore di Domenico Calabrese, aveva presentato ricorso contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Avellino, che aveva rigettato la richiesta di dissequestro dei conti bancari della società ISA Leader, intestata a Calabrese. La Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando il caso al Tribunale del Riesame, che dovrà nuovamente valutare la legittimità del sequestro dei fondi. Questo risultato rappresenta un’importante vittoria per la difesa, che mira a riottenere l’accesso ai conti della società coinvolta nell’indagine.
Il caso di Alfonso Oliva e le misure cautelari
Parallelamente, la Procura della Repubblica aveva presentato ricorso avverso l’ordinenza che aveva disposto la scarcerazione di Oliva, ottenuta dal suo difensore avvocato Claudio Frongillo. La Procura di Avellino, infatti, aveva fatto ricorso per Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli, che aveva annullato la decisione del GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) Argenio. Quest’ultima ordinanza disponeva gli arresti domiciliari per Oliva, supportata da nuovi elementi, tra cui il presunto tentativo di distruzione di un cellulare personale da parte dell’imputato, che non sarebbe stato consegnato alla Guardia di Finanza.
In passato, una prima ordinanza cautelare era già stata annullata per un vizio formale eccepito dal difensore, legato alla mancata notifica nei tempi previsti, ma la Procura aveva successivamente richiesto ed ottenuto nuovamente l’applicazione della misura coercitiva in base ai nuovi elementi probatori. Nonostante ciò, l’avvocato Frongillo ha contestato in sede di riesame la validità della misura cautelare, sostenendo che non sussistessero le “eccezionali esigenze cautelari” richieste per l’applicazione, soprattutto in un contesto in cui le indagini preliminari erano già state chiuse e il pericolo di inquinamento probatorio risultava inesistente. Di qui la seconda ordinanza del Tribunale delle libertà di Napoli che disponeva nuovamente la revoca degli arresti domiciliari per l’Oliva, ordinanza impugnata dalla Procura Irpina dinanzi agli Ermellini.
Durante l’udienza in Cassazione, l’avvocato Frongillo ha presentato ulteriori prove a favore di Oliva, tra cui l’avviso di conclusione delle indagini e la documentazione relativa al sequestro di altri dispositivi digitali, dimostrando così che il pericolo di inquinamento probatorio non era più rilevante e che il proprio assistito si era limitato a non consegnare il telefono ad esclusivo uso personale per motivi diversi dalla volontà di depistare le indagini. La Cassazione, pur ritenendo ammissibile il ricorso della Procura, ha respinto nel merito la richiesta di annullamento dell’ordinanza del Riesame, confermando la libertà per Oliva ed accogliendo la tesi della difesa.
I prossimi passi giudiziari
I procedimenti giudiziari vedono quindi uno sviluppo positivo per gli imputati coinvolti. Per Calabrese, il rinvio al Tribunale del Riesame di Avellino rappresenta un’opportunità per rivedere la situazione del sequestro dei conti bancari aziendali. Per Oliva, invece, la conferma dell’annullamento della misura cautelare segnala un’importante affermazione della linea difensiva, concludendo la fase cautelare a suo favore.
Il procedimento coinvolge un gruppo di persone imputate per reati finanziari e fiscali, tra cui anche Alessandro Romano e Dario Alderisi. L’udienza preliminare si terrà presso il Palazzo di Giustizia di Avellino il 14 gennaio 2025, quando si valuteranno ulteriori sviluppi del caso.
Movimenti bancari verso paesi extracomunitari, in particolare verso la Cina
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno portato alla luce elementi che indicano come i due individui, tramite “prestanome” compiacenti e società “cartiere”, abbiano messo in atto un sistema di frode fiscale di oltre 45 milioni di euro. Una parte di queste somme, circa 1,7 milioni di euro, è stata trasferita attraverso numerosi movimenti bancari verso paesi extracomunitari, con una particolare destinazione verso la Repubblica Popolare Cinese. Le indagini hanno rivelato che gli indagati hanno eseguito diversi trasferimenti di capitali tra le società coinvolte nel sistema fraudolento, alternando cambi di amministratori e cessioni di quote societarie per eludere i sospetti e mascherare i capitali utilizzati. È stato anche accertato che i proventi illeciti sono stati riciclati attraverso contratti fittizi con altre aziende e la cessione di crediti, al fine di allontanare le responsabilità dalle società principali coinvolte.
L’operazione è stata inoltre agevolata dall’analisi dei dati informatici, che ha fornito elementi cruciali per delineare il contesto investigativo e individuare le responsabilità penali degli indagati. Questa inchiesta dimostra l’importanza del monitoraggio dei flussi finanziari nel contrasto al riciclaggio di capitali illeciti, sottolineando l’impegno delle Fiamme Gialle nel prevenire la contaminazione dell’economia legale e garantire le condizioni di concorrenza equa.
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