I fatti risalgono al 2020, in primo grado i due maggiorenni erano stati condannati anche al risaricmento. Ora la decisione della Corte d’Appello. La ragazza era stata violentata e filmata con i telefonini
«La violenza subita è una ferita che mi porterò per tutta la vita ma imparerò a conviverci. Per questo ho deciso di denunciare ed essere sempre presente in udienza, sin dal processo di primo grado. Sempre per questo, ho deciso di parlare senza nascondere il mio nome».
La voce di Ayla, al telefono, è quasi un sussurro, ma determinata. La stessa determinazione che ha avuto nell’estate 2020 quando, a 17 anni, denunciò di essere stata abusata da due ragazzi in un vicolo nel centro storico di Pistoia e poi di essere stata filmata durante un atto sessuale.
I giovani erano stati condannati in primo grado con rito abbreviato dal gip Antonella Zatini con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico (reato di competenza distrettuale che sposta la competenza sul tribunale di Firenze): 3 anni e 2 mesi per uno, promessa del calcio, 2 anni e 4 mesi per l’altro.
Inoltre erano stati condannati a versare in solido una provvisionale immediatamente esecutiva di 30 mila euro. Solo il calciatore ha impugnato la sentenza.
La Corte d’appello di Firenze è stata chiamata a decidere sulla richiesta di patteggiamento avallata dalla procura generale. L’accordo avrebbe comportato la riduzione della pena e la fruizione della sospensione condizionale. In altre parole, il calciatore, difeso dagli avvocati Cecilia Turco e Michele Passione, non sarebbe andato in carcere.
Ma la Corte presieduta ha negato il concordato, dopo aver ascoltato le ragioni degli avvocati Gianmarco Romanini e Sofia Nesti, con i quali Ayla si è costituita parte civile.
Il processo si concluderà il prossimo 2 dicembre.
«Ero preparata al peggio: gli avvocati mi avevano detto che era possibile il patteggiamento – racconta Ayla – Ho vissuto momenti di tensione e tristezza, ma ho avuto l’affetto e la vicinanza di familiari e amici, ho incassato la solidarietà e il sostegno di tante attiviste di Non una di meno e di tante donne. Ho capito che se si denuncia non si è mai soli».
La violenza
Quella sera Ayla aveva trascorso la serata con amici e aveva bevuto. Si era ritrovata per caso a pochi passi da un locale doveva aveva riconosciuto uno dei due ragazzi. Uno scambio di baci e poi lui si era allontanato.
Nel frattempo secondo la ricostruzione, era arrivato a sorpresa alle spalle il calciatore che avrebbe assalito e violentato Ayla, riprendendola seminuda, mentre giaceva a terra. Il calciatore avrebbe anche richiamato anche l’amico e anche lui avrebbe abusato della ragazza.
«Non ero lucida, ero ubriaca – ricorda Ayla – gli ho detto di fermarsi, ma non sono riuscita a reagire in maniera più incisiva». Non ha denunciato subito. «È stata mia madre a fare il primo passo – spiega – poi è cresciuta in me la consapevolezza che quella era la cosa giusta da fare. Nessuno dei due finora mi ha mai chiesto scusa. Se ci sarà un indennizzo, devolverò il denaro a un’associazione per le donne abusate».
E poi? «Imparerò a convivere con la mia ferita».
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