Milano – Per un prestito di 6,7 milioni di fondi garantiti dallo Stato ottenuti da Banca Progetto tramite documentazione falsa sono in corso tre misure cautelari, di cui due arresti, in una indagine della procura di Brescia, parallela ad una della procura di Monza per la quale anche sono in corso di esecuzione provvedimenti, tra cui misure cautelari.
Il palazzo dove si trova la sede di Banca Progetto in via Bocchetto a Milano
Tra le accuse contestate ci sono la truffa aggravata, la bancarotta e l’autoriciclaggio. Inoltre la Gdf sta effettuando una serie di perquisizioni, anche nella sede della banca indagata, dove sta acquisendo i modelli organizzativi in base alle legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Nelle scorse settimane la banca era salita alle cronache per l’inchiesta sui prestiti a imprese in odore di mafia avviata dalla Procura di Milano: un’inchiesta che ha portato all’amministrazione giudiziaria della società. Che, in merito alle notizie odierne, si dichiara parte lesa: “Banca Progetto Spa, in relazione a notizie di stampa diffuse in data odierna relative a indagini della Guardia di Finanza di Brescia, precisa di essere
parte lesa nella vicenda – si legge in una nota -. La Banca conferma la propria volontà di collaborare con la GDF e le autorità competenti”.
Una delle due persone arrestate è Marco Savio, agente monomandatario di Banca Progetto e fratello del magistrato della Dda di Brescia, Paolo Savio (non coinvolto nell’indagine). Il broker sarebbe destinatario di due misure cautelari: la custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Monza e i domiciliari, emessi dal gip del tribunale di Brescia. Da quanto ricostruito dal filone bresciano dell’inchiesta, Savio, con l’aiuto di un collaboratore e del rappresentante legale di una società, avrebbe consentito a quest’ultima di beneficiare di tre prestiti con garanzia Mcc, producendo una falsa documentazione e alterando i bilanci. Parte dei finanziamenti ottenuti in modo fraudolento sarebbero poi stati trasferiti sui conti correnti dell’agente, che era però formalmente estraneo alla direzione dell’azienda beneficiaria dei prestiti.
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