MODENA. Stanno per essere affidati da aMo (l’Agenzia per la mobilità di Modena) i lavori per la realizzazione della strada di accesso all’impianto di stoccaggio e rifornimento di idrogeno per il rifornimento dei bus nel deposito di Seta, da via La Marmora.
Il nuovo impianto e i bus
L’impianto è in corso di realizzazione da parte dell’azienda trasporti e i lavori si dovrebbero concludere con il collaudo nel corso del 2025. L’investimento previsto nella convenzione tra Comune, Seta e Agenzia per la mobilità (aMo) per la realizzazione dell’impianto è di quattro milioni di euro a cui si aggiunge un milione e mezzo per le opere relative all’accessibilità e al ripristino della funzionalità dell’attuale piazzale di deposito.
Seta intanto ha già definito le procedure per l’acquisto, con fondi Pnrr (sei milioni e 600 mila euro), di dodici bus che saranno alimentati ad idrogeno (i primi tre saranno disponibili a breve, gli altri 9 entro giugno 2026).
Occhio all’ambiente
Il fabbisogno per i mezzi di Seta è di 50 tonnellate di idrogeno all’anno, che possono garantire una percorrenza di 660 mila chilometri e un conseguente risparmio di Co2 pari a 737 tonnellate/anno rispetto ad autobus alimentati a gasolio.
Autobus polacchi
Gli autobus acquistati sono dell’azienda polacca Solaris (modello Urbino 12 Hydrogen, 12 metri di lunghezza): si tratta di mezzi a zero emissioni, silenziosi come filobus e con una percorrenza pari a circa 350 chilometri. Il cuore dell’autobus è un sistema di celle a combustibile all’avanguardia che agisce come una centrale elettrica a idrogeno in miniatura. L’idrogeno viene trasformato dalla cella a combustibile in elettricità che viene poi trasferita agli organi di movimento del mezzo. Le batterie installate, con una capacità di circa 60 kWh, fungono da fonte di energia ausiliaria, utilizzata, ad esempio, in fase di accelerazione e come accumulatori per l’energia recuperata. Il rifornimento completo del veicolo richiede, secondo il costruttore, circa 20 minuti.
Il parco mezzi
Seta investe dunque nell’idrogeno, in nuovi mezzi e nuove tecnologie “green”. Una strategia che per qualcuno, visti i tanti problemi che permangono sul versante dei rapporti con il personale e della difficoltà di trovare nuovi autisti, potrebbe far pensare alla necessità, in previsione di un passaggio dell’azienda sotto Tper, di presentarsi al matrimonio con un parco mezzi adeguato alle esigenze della mobilità futura.
L’incontro con i sindacati
Proprio il 5 novembre la dirigenza dell’impresa incontrerà i sindacati per fare il punto della situazione.
«Seta di fatto è sottofinanziata – ricordava la Filt-Cgil nei giorni scorsi – con conseguenti forti ripercussioni sia sul personale sia sul servizio. Basti pensare che dal 16 settembre scorso le corse urbane nella città di Modena hanno subito un taglio del 30 per cento del servizio rispetto al settembre 2023».
Anche Cisl aveva respinto un ingresso in Tper: «La condizione essenziale per avere un buon trasporto pubblico è il suo finanziamento pubblico adeguato. Cosa che oggi non accade né a Modena né a Reggio Emilia. I numeri sono impietosi e, con le elezioni regionali alle porte, chiediamo alla classe politica uno scatto di maturità: affronti il tema nel modo più innovativo e bipartisan possibile. Rimettere insieme le parole futuro e trasporto pubblico può essere un grande impegno che unisce. Scansando il problema si condannerà Seta, invece, ad essere svenduta sottocosto con un Black Friday inaccettabile».
Anche altre aziende regionali di trasporto pubblico locale si sono impegnate per convertire parte della loro flotta a idrogeno. Quest’ultimo, rispetto all’alimentazione elettrica, grazie a una maggiore autonomia, è infatti ritenuto più idoneo ad alimentare mezzi a lunga percorrenza giornaliera, in particolare su linee extraurbane.
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