In Emilia-Romagna l’agricoltura urbana è una realtà che, grazie all’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e di lavoratori svantaggiati, come ad esempio i migranti scappati dalla guerra e dalla povertà, favorisce la creazione di competenze e apre importanti possibilità di futuro e di riscatto sociale. Al tempo stesso, rappresenta una proposta di diffusione dell’agricoltura urbana come strumento di riqualificazione delle periferie, per il miglioramento della qualità paesaggistica dei luoghi urbani e della vita sociale nella città. Il progetto, realizzato con l’aiuto di alcuni lavoratori in aziende agricole, rientra nell’ambito delle attività di comunicazione che la Regione sta attuando per favorire lo sviluppo dell’agricoltura sociale fornendo incentivi a investimenti ed interventi per adeguare e allestire le fattorie sociali. Del resto, la Regione Emilia-Romagna, attraverso la legge regionale n. 5/2004 “Norme per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati”, riconosce il fenomeno migratorio quale componente strutturale del contesto regionale e ha previsto, già dal 2022, la definizione di un Programma Triennale per esercitare la piena competenza delle Regioni e degli Enti locali in materia di integrazione sociale dei Cittadini e delle Cittadine di Paesi Terzi (CPT): si inserisce in un contesto che ha visto il consolidarsi di processi di stabilizzazione profonda sul territorio regionale, divenuto sempre più interculturale. Parallelamente, la regione è stata oggetto di un costante flusso non programmato di nuovi arrivi che ha accentuato una rappresentazione “emergenziale” del fenomeno migratorio ed ha impegnato il sistema pubblico nello sforzo di garantire a tutti e tutte una dignitosa prima accoglienza. Lo scopo è duplice: migliorare le relazioni fra paesaggio urbano e rurale nelle strategie, nella pianificazione e nei fattori di conflitto territoriali, così come il disagio e le conflittualità sociali tra esseri umani presenti nelle nostre città. In questo modo, oltre a offrire, a chi ne ha bisogno, l’opportunità di sentirsi utili, si crea la possibilità di trovare nuove potenzialità ad aree considerate “senza prospettive”. In quest’ottica, il progetto prevede che il “non costruito” diventi uno spazio capace di creare una relazione attiva con il contesto urbano, contribuendo alla coesione sociale, alla sensibilizzazione ai temi ambientali, al miglioramento dell’offerta di luoghi di ritrovo e all’aumento della sicurezza urbana.
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