Per i magistrati il maresciallo in servizio alla Dia era «fornitore continuativo di informazioni e dati da lui abusivamente esfiltrati dalle banche dati strategiche nazionali Sdi, Punto Fisco, Inps e Etna»
La prima inchiesta a carico di Cagnazzo, sospettato di avere effettuato alcune ricerche su imprenditori attivi nel settore delle energie alternative, lo vedeva indagato per accesso abusivo a sistema informatico. Tuttavia, il fascicolo, in questo caso, è stato poi archiviato all’inizio dell’anno. È ancora in corso, invece, l’indagine su Schiano, aperta pochi mesi dopo con le stesse ipotesi di reato, che sarebbe partita a seguito di una verifica interna della Guardia di Finanza sugli accessi effettuati dal personale in servizio alla Dia, in quanto era stato ravvisato un numero di accessi di gran lunga superiore rispetto a quelli ipotizzabili in relazione alle attività d’indagine delegate. Il procedimento è ora destinato ad essere trasmesso per competenza alla Dda di Milano.
Per i magistrati milanesi, Schiano rivestiva un ruolo centrale, al punto che nelle intercettazioni veniva chiamato il boss. E «svolgeva una funzione vitale»- come è riportato nell’ordinanza – in quanto «fornitore continuativo di informazioni e dati da lui abusivamente esfiltrati, normalmente su richiesta di Giulio Cornelli (uno dei principali indagati, ndr), dalle banche dati strategiche nazionali Sdi, Punto Fisco, Inps e Etna, alimentando e rafforzando stabilmente le dinamiche criminali dell’organizzazione».
Per il finanziere campano, che in cambio delle informazioni avrebbe ricevuto un compenso mensile di 1.300 euro, la procura milanese ha chiesto e ottenuto la sospensione dal servizio per 6 mesi.
30 ottobre 2024 ( modifica il 30 ottobre 2024 | 11:57)
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