Il peso delle assenze nel Milan, Maignan non è più lui. La partita di San Siro emette qualche sentenza: il Napoli dà impressione di solidità, contro la voglia che non diventa mai concretezza dei rossoneri
Diranno tutti che è presto, che siamo solo a novembre, che le Coppe avranno il loro imprevedibile impatto, ma la verità è che da San Siro escono sentenze: il Napoli è favorito per lo scudetto, il Milan è fuori gioco, come il povero Morata autore di un bel gol. Non solo per i punti, che dicono rossoneri a -11 con l’asterisco del rinvio della partita di Bologna compagno di viaggio fino a febbraio, ma per le sensazioni che le due squadre hanno lasciato dietro di sé fino a qui: da una parte solidità, occupazione degli spazi, rigore tattico contiano, con il passaggio della linea a cinque in difesa a quella a quattro quando è in fase offensiva quasi giocasse con il pilota automatico, sostenuta da un certo buon vento.
Il peso delle assenze, ma cosa succede a Maignan
Dall’altra fragilità diffusa, tanta voglia che non diventa mai concretezza, solo sprazzi di bel gioco, e dove in aggiunta se qualcosa può andare storto lo farà. Sulla partita, poco da dire: tanta quantità contro qualità, quasi sempre vince la seconda. Il Milan di quest’anno fatica con i titolari, figuriamoci se tra infortunati, squalificati e emarginati, al fischio iniziale non ne manda in campo cinque. In difesa tre su quattro non sono la prima scelta, in mezzo manca l’uomo decisivo in Champions (Reijnders) e in attacco si parte senza il migliore della stagione, Pulisic, e quello che dovrebbe esserlo in assoluto, Leao. Quando entrano, la differenza, almeno un po’, si vede. Forse però è più interessante chiedersi cosa succede a Maignan che è titolare inamovibile, ma certo non è lo stesso degli anni scorsi. Il commento potrebbe finire qui, ma sarebbe ingeneroso verso i meriti di un Napoli impeccabile, che azzanna la partita, sa soffrire senza scomporsi quando il Milan reagisce e poi lo punisce con una freddezza elegante come, semplicemente, fanno le squadre più forti.
Il cuscino di Conte
Anche l’armonia del gruppo sembra diversa: Conte, sempre desiderato dalla maggior parte dei tifosi milanisti, recupera al gol Lukaku e fa passare i mal di rinnovo a Kvara. Nella peggiore delle ipotesi, quando tornerà a San Siro il 10 novembre sarà comunque in testa alla classifica, anche se dovesse perdere con l’Atalanta e l’Inter facesse il pieno con Empoli, oggi, e Venezia. Un cuscinetto di tranquillità più comodo di quello che si è portato Thuram per prendere il treno. Per carità, dopo le sentenze ci sono anche gli appelli, però oggi abbiamo qualche prova, non solo indizi.
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