E’ diventata definitiva la condanna di Andrea Pradissitto per l’omicidio di Massimiliano Moro ma con un ulteriore sconto di pena avendo il 34enne, all’epoca appartenente al clan Ciarelli, rinunciato ad impugnare la sentenza di primo grado.
Pradissitto, chiamato a rispondere di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso, aveva scelto il rito abbreviato e il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma lo aveva condannato a 9 anni di reclusione a fronte della richiesta di 6 anni del pubblico ministero della Dda Luigia Spinelli. Aveva comunque ottenuto le attenuanti riconosciute a che diventa collaboratore di giustizia. Ora la condanna è diventata definitva però è di 7 anni e mezzo in virtù della legge Cartabia che risconosce uno sconto di pena a cokloro che rinunciano ad impugnare il verdetto di primo grado.
Per la morte di Massimiliano Moro, freddato con due colpi di pistola nel suo appartamento in Q5 il 25 gennio 2010 nel pieno della guerra criminale, la Corte d’Assise di Latina a marzo scorso ha condannato a venti anni di carcere Simone Grenga quale esecutore materiale e Ferdinando Ciarelli detto Macù quale organizzatore dell’agguato con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa escludendo la premeditazione e ha invece assolto Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto Pupetto. La sentenza è stata impugnata sia dai pubblici ministeri della Dda Francesco Gualtieri e Luigia Spinelli che dai legali dei due imputati condannati: il processo di second grado davanti alla Corte di assise di appello di Roma è stato fissato per il 19 dicembre prossimo.
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