È il cuore della manovra del governo. Vale ben diciassette dei circa 30 miliardi di euro del provvedimento, con un beneficio che può arrivare al massimo a mille euro l’anno. Ma su tasse e cuneo, far quadrare i conti non è stato semplicissimo ed è stata necessaria una stretta dei meccanismi. Partiamo dal taglio cuneo. Non sarà più uno sconto sui contributi versati all’Inps sugli stipendi fino a 35 mila euro. Arriva invece un “bonus” per chi dichiara fino a 20 mila euro, e uno sgravio fiscale per chi invece si trova nella fascia che va da 20 a 40 mila euro, con una graduale riduzione del beneficio in busta paga a partire dai 32 mila euro. A differenza però, del vecchio taglio del cuneo contributivo che sparirà a fine anno, per ottenere questi aumenti non si guarderà più allo stipendio, ma al «reddito complessivo». Chi ha una seconda casa affittata o un’altra entrata, insomma, potrebbe rimanere escluso anche se la sua retribuzione non supera i 40 mila euro. Come funzioneranno i nuovi sostegni? Fino a 8.500 euro di reddito si avrà un contributo del 7,1 per cento l’anno. Tra 8.500 e 15.000 euro il contributo scende al 5,3 per cento, e cala ulteriormente al 4,8 per cento per i redditi tra 15 e 20 mila euro. Significa che su uno stipendio annuo di 15 mila euro, si otterranno all’incirca 66,25 euro in più al mese, in linea con i 67 che garantiva il taglio del cuneo contributivo. A 20 mila euro si otterrà anche un po’ di più rispetto al passato: 80 euro invece di 77. Da 20 a 32 mila euro il meccanismo cambia. Per tutti arriva una detrazione di 1.000 euro l’anno, vale a dire 83,3 euro per dodici mensilità (anche il vecchio taglio del cuneo non incideva sulla tredicesima).
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