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Tra rischio e tassi, il credito alle imprese resta in attesa #finsubito prestito immediato


Tassi di default più alti, erogazioni più basse. Con un rischio di default delle imprese italiane potenzialmente al rialzo, la dinamica del mercato del credito appare alquanto cauta: stabile sia nel numero di finanziamenti alle aziende (-0,1%) sia per quanto riguarda gli importi (+0,9%, dati Osservatorio CRIF sulle imprese).

Ma se si guarda ai diversi settori, come ad esempio Trasporti e Logistica e il Leisure, oltre che ad altre tipologie di credito, come il leasing e il factoring, emergono anche nuove tendenze.

«Focalizzando l’attenzione solo sulle tipologie di credito rateale, si evidenzia una lieve crescita delle erogazioni rispetto all’anno precedente, frutto però – osserva Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings – di un comportamento eterogeneo sulle diverse tipologie di prodotto».

Le dinamiche del credito

Difatti, nella prima parte dell’anno in corso si assiste a una notevole contrazione del leasing strumentale e immobiliare, sia per numero di finanziamenti sia per importi erogati. La domanda da parte delle imprese è diminuita, mentre sono cresciuti, soprattutto per importi erogati, i noleggi, leasing e prestiti Auto.

«Una tendenza influenzata dall’aumento dei prezzi auto, iniziato nel 2023 – precisa D’Amico –, nonché dagli effetti della transizione green, che ha spinto all’acquisto di nuovi veicoli con un minore impatto ambientale».

E anche il factoring, nonostante la debolezza dell’industria, mostra un turnover in crescita anno su anno, con il pro-soluto che fa da padrone conquistandosi una fetta dell’80%.

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Il tasso di default delle imprese è stabile…

In equilibrio sull’ago della bilancia è poi il tasso di default medio delle imprese italiane. Rimasto fermo sui livelli di fine 2023 (2,32%), nonostante il costo del denaro continui a essere elevato.

«Una sostanziale stabilità – spiega D’Amico – caratterizza i tassi di default per tutte le tipologie di imprese, rispetto a dicembre 2023: ditte individuali (2,42%), società di persone (1,60%) e società di capitali (2,46%)».

… per il momento

Eppure, il fragile contesto economico, a livello nazionale e internazionale, ha influenzato, e continuerà a influenzare, la rischiosità delle aziende italiane.

Tanto da prevedere un leggero incremento delle probabilità di default entro la fine dell’anno, con una maggiore intensità per il 2025.

«Il secondo recente taglio dei tassi operato dalla Banca Centrale Europea è un segnale positivo per le imprese italiane, seppure di magnitudo contenuta, in termini di riduzione del costo del debito, e quindi della sua sostenibilità, nonché un potenziale impulso alla domanda di credito – premette D’Amico. Tuttavia, il livello degli interessi permane elevato, continuando a rappresentare un elemento di criticità per i settori più vulnerabili. Ne consegue una previsione di leggero incremento dei tassi di default».

Rialzo dei tassi di default nel Tessile e Abbigliamento

E all’aumentare del rischio di credito, diminuiscono le possibilità di accedere ai finanziamenti.

Tra i settori che al momento mostrano maggiori difficoltà, compaiono il Tessile e Abbigliamento.

«Nel primo semestre del 2024 – racconta D’Amico – questo settore ha registrato uno dei più marcati aumenti dei tassi di default rispetto alla fine del 2023 (circa +0,4 p.p.), mostrando al contempo un calo degli importi erogati di circa il -9% rispetto al pari periodo dell’anno precedente».

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Il Leisure: comparto da monitorare

Nel primo semestre del 2024 continua invece il trend positivo del Leisure (Turismo), che si riflette nell’aumento degli importi erogati alle società di capitali del settore di circa l’11%.

«Questa ripresa ha un effetto positivo anche sul tasso di default, che nel periodo recente ha visto un calo di circa -0,4 punti percentuali rispetto alla fine del 2023, attestandosi al 3,46% nel primo semestre 2024 – chiarisce D’Amico.

La diminuzione del rischio ha riguardato tutti i micro-settori del comparto, seppur con intensità diversa, nonostante il tasso di default del settore continui a rimanere su livelli molto elevati. Nel complesso, il Leisure si conferma quindi come un comparto da monitorare per capire la futura evoluzione dei trend di rischio».

Trasporti e Logistica ottengono importi più alti

Anche se particolarmente impattato dal difficile contesto geopolitico, il settore Trasporti e Logistica sta godendo di una serie di dinamiche: la stabilità dei prezzi dei carburanti nei primissimi mesi del 2024 e il loro successivo iniziale calo, ad esempio.

«Il tasso di default delle società di capitali nel primo semestre dell’anno si mantiene quindi stabile, sui livelli di fine 2023 (3,6%), ma – sottolinea D’Amico – crescono del 10,5% gli importi erogati alle società del settore, come possibile effetto della transizione green del comparto».

Costruzioni: meno credito, anche se la rischiosità è stabile

Il settore delle Costruzioni ha invece visto un calo del 6% nelle erogazioni di credito alle società di capitale.

«La causa può essere legata alla frenata degli Ecobonus che avevano fortemente spinto le performance delle imprese del settore dal 2020 al 2023. Ma il venire meno di questo sistema di incentivazioni non ha ancora mostrato effetti sulla rischiosità del comparto (3,11%) che, nel primo semestre 2024, resta sostanzialmente stabile rispetto a dicembre dell’anno precedente», conclude D’Amico.

Leasing: l’Auto rappresenta due terzi dello stipulato e cresce la componente green

Nel primo semestre del 2024 sono stati stipulati 390.066 nuovi contratti leasing, per un valore di oltre 17,1 miliardi di euro (dati Assilea): un risultato in flessione, sia per valore (-4,7%) sia per numero (-5,4%). Tuttavia, nel mese di giugno 2024 lo stipulato leasing torna a crescere, sia rispetto al mese precedente (+2,1%) sia su giugno 2023 (+4,5%).

A trainare il leasing è l’Auto: rappresenta il 66% dello stipulato totale e registra, complessivamente, un +2,2% nei volumi e un -6% nei numeri, con un andamento positivo in tutti i segmenti, fatta eccezione per il noleggio a lungo termine di autovetture, che crolla del 13,4%, nonostante crescano del 2,1% le autovetture green in leasing e NLT.

Inoltre, le immatricolazioni di autovetture registrano un incremento del 14,5% a giugno 2024 e, tra le immatricolazioni leasing (43.535 unità), il 42,7% è destinato a società, il 42,2% ai privati e il 15,1% a società di noleggio. Il peso del green sul totale delle immatricolazioni è pari al 46%, mentre sale al 54,5% nel comparto leasing e NLT.

Ancora negativo il leasing strumentale (-21,4% in valore e -3,5% in numero), per effetto della diminuzione nel comparto del leasing finanziario (-26,1% in valore e -16,3% in numero), che sconta l’attesa per il decreto attuativo del Piano Industria 5.0.

Lo strumentale operativo, invece, cresce del 13,4% in valore e del 10% in numero, con performance positive su tutte le fasce di importo.

Il leasing immobiliare, a fronte di una flessione nei numeri (-8,9%), registra una importante crescita nei volumi (+11,4%): dinamica influenzata dal trend positivo del «costruito», con volumi in crescita del 33,4%.

Lo stipulato leasing aeronavale e ferroviario torna in territorio positivo con un incremento del 4,4% dei volumi e del 5,5% nei numeri rispetto al primo semestre del 2023.

Il leasing di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili chiude i primi sei mesi dell’anno in flessione (-61,9% in valore e -42,4% in numero).

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Turnover da 185 miliardi per il factoring in 8 mesi: il pro-soluto fa da leone

Ammonta a 185 miliardi di euro il turnover del factoring a fine agosto, confermando il trend di crescita anno su anno (+1,39% rispetto ad agosto 2023).

Il mercato, quindi, continua a crescere, pur registrando un rallentamento rispetto ai tassi di crescita di inizio anno, correlato alla fase di debolezza dell’industria che, secondo ISTAT, registra a luglio di quest’anno una flessione su base tendenziale del fatturato sia in valore (-4,7%) sia in volume (-3,9%).

Tra le tipologie di factoring più utilizzate in Italia dalle imprese figura il factoring pro-soluto. In tutte le sue forme: includendo quindi anche gli acquisti a titolo definitivo, gli acquisti di crediti sotto il nominale, gli acquisti di non performing loans e gli acquisti di crediti IVA ed erariali, il factoring pro-soluto rappresenta l’80% del turnover complessivo.

Cresce l’importanza dell’operatività correlata alla supply chain finance, con le operazioni di reverse factoring e confirming, che si attesta al 10% circa del totale turnover e una crescita dell’1,09% sull’anno precedente.

Secondo gli ultimi dati disponibili, delle oltre 30mila imprese che ricorrono al factoring, il settore Manifattura rappresenta la quota preponderante (31,11%). Rilevanti anche i settori del Commercio all’ingrosso (10,79%) e delle Costruzioni (10,23%).

La qualità del credito, nelle operazioni di factoring, rimane alta, con un livello di sofferenze storicamente molto contenuto.

L’applicazione delle più stringenti regole di vigilanza prudenziale europea e delle linee guida EBA in tema di default ha generato per il settore un aumento “sulla carta” delle posizioni classificate tra le attività deteriorate che, tuttavia, non si è tradotta in un aumento delle sofferenze: sostanzialmente stabili all’1,65% sul totale complessivo delle esposizioni per il factoring.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop



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