A partire da un giudizio molto negativo sui bonus edilizi, il governo ipotizza nel Piano strutturale di bilancio di replicare nel settore residenziale il meccanismo dei certificati bianchi, oggi riservato essenzialmente a industria, reti e infrastrutture: chi inquina meno ottiene delle certificazioni che può rivendere sul mercato a chi invece, pur obbligato a rispettare dei parametri di emissioni, continua ad inquinare di più. Lo scopo è quello di raggiungere i target di efficientamento della direttiva europea sulle case green, considerati “particolarmente sfidanti per l’Italia”, senza continuare a pesare sulle casse pubbliche.
Gli incentivi insomma non sarebbero più pubblici, ma affidati alla compravendita sul mercato di titoli che certificano il conseguimento di specifiche soglie di risparmio energetico. La direttiva Ue approvata la scorsa primavera fissa come obiettivo vincolante al 2030 la riduzione del consumo di energia dell’intero parco immobiliare residenziale di almeno il 16% rispetto al 2020. Soglia non facile per l’Italia, dove il 70% delle abitazioni presenta la peggiore prestazione energetica e il 60% degli edifici è stato costruito prima dell’approvazione della legge sul risparmio energetico del 1976. Tra il 2020 e il 2024, gli anni del boom delle maxidetrazioni edilizie, i consumi energetici sono migliorati, diminuendo del 6,2%. Ma, come sottolineato più volte sia da Giorgia Meloni che da Giancarlo Giorgetti, la stagione del superbonus a pioggia, vera e propria zavorra dei conti pubblici, va considerata ormai prossima al termine. Da qui la volontà , inserita nel Psb tra le riforme da presentare all’Europa, di adottare nuove misure, a partire proprio dalla creazione di “un mercato per i certificati bianchi per il settore residenziale civile per incentivare gli interventi più efficienti e ridurre il ruolo delle detrazioni fiscali”.
Il documento non specifica come e quando il meccanismo riservato alle grandi imprese possa traslare sul settore immobiliare privato. A brevissimo però, già nella prossima legge di bilancio, Mase e Mef dovranno fare i conti con la riorganizzazione dei bonus attuali, in gran parte destinati a scomparire o ad essere ridimensionati al 36%. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha già spiegato che ad essere privilegiati potranno essere gli interventi su pompe di calore, doppi vetri o riscaldamento a pavimento. Finanziamenti ad hoc potrebbero arrivare per le famiglie in povertà energetica o incapienti, che non possono usufruire dei crediti fiscali. Il lavoro in campo energetico si sovrapporrà peraltro a quello fiscale anche nell’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina e nel riordino delle agevolazioni sull’energia, entrambi indicati nel Psb come “leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell’efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transazione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale”.
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