Reggio Emilia, la truffa dell’emiro che voleva comprare Villa d’Este Gazzetta di Reggio #finsubito richiedi mutuo fino 100%

Reggio Emilia Un emiro interessato all’acquisto di Villa d’Este, prestigiosa dimora storica reggiana in vendita da tempo, un intermediario che opera per conto del facoltoso principe arabo, un barbiere e un promotore finanziario che finiscono a processo per truffa aggravata ai danni del proprietario della villa, che  giovedì ha manifestato tutta la propria sofferenza durante il racconto in aula del raggiro del quale, suo malgrado, è finito vittima. Potrebbe essere il copione di un film, ma è la realtà che, in questo caso, supera l’immaginazione.

Ha cercato di ricostruire davanti al giudice Silvia Semprini, nel corso di un’udienza durata svariate ore, l’intricato raggiro di cui è finito vittima, il comproprietario al 50 per cento insieme alla moglie di Villa d’Este. La prestigiosa dimora settecentesca è protagonista di un panorama sospeso tra sogno e realtà, su un’isola alla Vasca di Corbelli, a Rivalta. Da anni, la coppia, proprietaria al 50 per cento della storica villa, cerca di venderla e non poteva credere alle proprie orecchie quando i due hanno saputo che un ricco emiro arabo stava avanzando loro un’offerta, tramite un suo intermediario “di provata serietà”, rispondente al nome di David Lamar.

 I fatti  risalgono al periodo compreso tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 e l’allettante offerta si è ben presto rivelata una truffa per oltre 200mila euro, tra lingotti d’oro e una valigetta piena di contanti che si è poi rivelata colma di carta straccia. Il 26 novembre 2018 viene fissato l’incontro in un ristorante per siglare il compromesso, l’accordo di vendita in cui ognuna delle due parti avrebbe messo sul piatto un valore di 214.800 euro che si sarebbero scambiati in nome dell’accordo. Il proprietario ha raccontato, incalzato dall’avvocato che lo assiste, Alessandro Nizzoli, e dal difensore del promotore, Michele Gatti, a più riprese più frammenti della trattativa.

«Sono stato a Valenza Po per acquistare lingotti d’oro per il compromesso», ha dichiarato. E ha menzionato una serie di figure dai ruoli non proprio chiari dalle quali è stato circondato, che hanno assistito alla trattativa. Dal racconto è emerso come l’offerta sul piatto dell’emiro ammontava a 3 milioni e 600mila euro: aspetto non da poco, se si considera che con questa somma si sarebbe diventati proprietari soltanto della metà della villa. I lingotti sarebbero stati la provvigione all’intermediario, David Lamar, che intratteneva i rapporti con un’altra persona di sua fiducia. «Ho portato con me una valigia di sei lingotti d’oro il cui valore era poco più di 200mila euro», racconta il proprietario. In cambio di questi lingotti, come pegno, il mediatore gli ha offerto una valigetta con la promessa di tenerla chiusa. Dopo 45 giorni la parte offesa la apre. Dentro ci sono tre mazzette di banconote: quella davanti di ciascuna è un pezzo da 500 euro. Solo le prime tre sono autentiche. Il proprietario incassato dunque un valore di 1.500 euro, a fronte degli oltre 200mila spesi in lingotti. E mai più rivisti, visto che di Lamar non c’è più traccia e dell’affare non si è più sentito parlare. «È venuta fuori tutta la sofferenza della vittima e il carico emotivo – commenta l’avvocato Nizzoli –. Sono emerse in modo visibile dalla fatica nel ricostruire l’accaduto che non è ancora chiaro».l