Cedolare secca e regime forfettario: imposte sostitutive ad effetto anti-evasione. Nel 2021, l’ultimo anno monitorato dal rapporto sull’evasione del ministero dell’economia pubblicato il 7 ottobre 2024, la tassa piatta sui redditi generati dagli affitti abitativi ha ridotto il tax gap sulle locazioni del 58% rispetto al 2020 con una propensione all’evasione ai minimi storici del 2,9%.
Rilevante anche l’effetto dell’introduzione del regime forfettario che fin dalla sua entrata in vigore, nel 2015, ha ridotto la propensione all’evasione totale delle piccole partite Iva, attestandola a valori intorno al 57%, quasi 10 punti percentuali in meno a quella riscontrata nei lavoratori autonomi soggetti all’Irpef che chiudono il 2021 con una propensione al gap del 66,8% (importo comunque in riduzione rispetto al 2020 che aveva toccato il picco del 69,3%).
Questi sono i dati messi in evidenza nella relazione 2024 sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva pubblicata ieri sul sito del Ministero dell’economia e delle Finanze (Mef) e che certifica l’impatto benefico sul sistema fiscale delle imposte sostitutive all’Irpef.
Evasione abbattuta dalla cedolare secca
Nel quinquennio 2017-2021 la maggiore riduzione del tax gap si registra nelle “locazioni”,, con evasione ridotta dell’80% grazie alla cedolare secca, imposta sostitutiva dell’Irpef che sin dalla sua introduzione ha progressivamente abbattuto il “nero” da sempre rilevato principalmente sui contratti sottoscritti per finalità abitative.
Come riportato nel documento l’ammontare del gap relativo ai redditi fondiari prodotti dalle locazioni è passato da oltre 1 miliardi di euro nel 2017 ai soli 222 milioni di euro del 2021 con un riduzione di circa 300 milioni di euro rispetto al 2020 (-58%). Nel 2017 inoltre la propensione all’evasione, calcolata come rapporto tra il gap e l’imposta teorica, si è drasticamente ridotta passando dal 12,1% al 2,9%.
Tale risultano è facilmente ascrivibile agli effetti prodotti dalla cedolare secca, imposta sostitutiva del 21% (10% in caso di contratti a canone concordato) concessa unicamente in caso di sottoscrizione di contratti per finalità abitativa poiché nelle locazioni “commerciali” invece l’esigenza dell’affittuario di dedurre i canoni produce già un effetto da “contrasto di interessi” che riduce al minimo la propensione al gap.
Il forfettario riduce la propensione all’evasione degli autonomi
Nel documento del Mef viene indicato che, dopo anni in cui con il regime di minimi risultava una propensione all’evasione dall’andamento altalenante e nella misura variabile dal 69% al 76% circa, a partire dal 2015, con l’introduzione del nuovo regime dei forfettari, “si registra una significativa riduzione della propensione all’evasione totale, che si stabilizza intorno al 57% nei successivi anni”.
Di contro, ovviamente, a seguito le massivo ed in incremento utilizzo del regime, si assiste anche ad un aumento costante dell’imposto complessivo del gap, attribuibile, come evidenza il documento, proprio “al corrispondente aumento della platea dei contribuenti in regime agevolato”.
Sempre in conseguenza dell’utilizzo massivo del regime, risulta in crescita anche il numero dei falsi forfettari, ovvero di coloro che, in assenza di evasione, non sarebbero stati in grado di soddisfare i requisiti di fatturato necessari per aderire al regime agevolato di cui hanno beneficiato.
Nell’ultimo triennio monitorato, gli anni d’imposta 2015-2017, così come il numero degli utilizzatori del regime è esponenzialmente cresciuto passando dai 143mila circa fruitori del 2015 agli oltre 500mila del 2017, si è in corrispondenza incrementato anche il numero dei falsi forfettari che sono passati da circa 13mila a ben 131mila circa.
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