Con la nuova Legge di Bilancio, il Governo ha annunciato un incremento delle pensioni, ma la rivalutazione dell’1,5% ha generato più malcontento che soddisfazione. Molti pensionati si aspettavano un sostegno maggiore per far fronte all’aumento del costo della vita, ma i limiti del bilancio hanno ridotto gli incrementi a pochi euro mensili.
Con l’avvicinarsi della Legge di Bilancio 2025, le pensioni tornano a essere al centro del dibattito politico e sociale. Il Governo Meloni ha annunciato un aumento degli assegni pensionistici, ma la notizia non è stata accolta con entusiasmo. Anzi, molti pensionati, già alle prese con l’aumento del costo della vita, hanno visto questo modesto incremento come un segnale di insufficiente attenzione alle loro esigenze.
Un aumento modesto e poco incisivo
La rivalutazione delle pensioni per il 2025 è stata fissata all’1,5%, un incremento che, se rapportato al trattamento minimo dell’INPS — attualmente pari a 598 euro al mese — porterà a un assegno di 607 euro. In termini pratici, si traduce in un aumento di soli 9 euro mensili. Una cifra che appare irrisoria di fronte alle necessità di migliaia di anziani che ogni giorno si trovano a fare i conti con bollette in crescita e prezzi sempre più elevati dei beni di consumo.
Questa percentuale di rivalutazione si inserisce in un contesto di continui aumenti dei costi, come quello delle utenze domestiche e delle spese sanitarie, voci di bilancio quotidiano che pesano particolarmente sui pensionati. L’aumento del 2025, il più basso registrato negli ultimi anni, arriva infatti dopo un incremento dell’8,1% nel 2023 e del 5,4% nel 2024, anni in cui la spinta inflattiva è stata più marcata.
Le motivazioni dietro l’incremento ridotto
La scelta di contenere l’aumento degli assegni pensionistici nasce da un contesto di finanze pubbliche sotto pressione. Il Governo, con un budget limitato a circa 20 miliardi di euro e una procedura d’infrazione europea incombente, ha dovuto fare delle scelte difficili. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che la Legge di Bilancio 2025 sarà improntata a una rigorosa razionalizzazione delle risorse.
Questa politica di contenimento ha portato a destinare fondi limitati alle pensioni, preferendo invece garantire il mantenimento delle tre aliquote IRPEF e il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori con redditi fino a 35.000 euro. In un quadro di ridistribuzione delle risorse, i pensionati si sono così ritrovati a essere il segmento maggiormente penalizzato, con un incremento che molti considerano più simbolico che reale.
Le reazioni dei pensionati
L’annuncio del Governo ha suscitato reazioni contrastanti tra i pensionati, che si aspettavano una rivalutazione più consistente per poter far fronte all’aumento del costo della vita. Per chi vive con assegni minimi, anche pochi euro in più possono fare la differenza, ma l’incremento previsto per il 2025 appare insufficiente a coprire l’aumento dei prezzi di generi alimentari, carburante e servizi essenziali.
Le associazioni di categoria, come il Sindacato Pensionati Italiani (SPI), hanno già espresso il loro malcontento, sottolineando che la scelta di incrementare gli assegni solo dell’1,5% rischia di aggravare ulteriormente la situazione economica di molte famiglie. Alcuni rappresentanti degli anziani hanno anche paventato il rischio di un crescente impoverimento di chi, dopo una vita di lavoro, si trova a dover rinunciare a cure mediche o a tagliare altre spese fondamentali.
Un futuro incerto per i pensionati italiani
La questione della rivalutazione delle pensioni riflette un problema più ampio: l’adeguamento degli assegni pensionistici alle reali condizioni economiche del Paese. Con il costo della vita in continua crescita e le risorse pubbliche limitate, l’equilibrio tra sostenibilità economica e supporto ai pensionati diventa sempre più fragile.
Per il 2025, il Governo ha scelto di rispettare l’obbligo di rivalutazione annuale, ma ha applicato l’aumento minimo possibile, lasciando irrisolte le preoccupazioni di chi vive con pensioni basse. Non è chiaro se nei prossimi anni ci saranno ulteriori interventi a favore dei pensionati, ma l’attuale manovra finanziaria sembra indicare una linea di rigore che potrebbe permanere anche nel prossimo futuro.
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