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Genova. La protesta contro il disegno di legge “Sicurezza”, approvato dalla Camera lo scorso 19 settembre, parte da Genova. Lunedì infatti davanti alla prefettura si terrà un primo presidio di protesta contro quello che viene definito dalla Cgil “una vergogna che introduce norme pensate e volute per colpire in maniera indiscriminata chi esprime il proprio dissenso verso le scelte compiute dal Governo o che manifesta per difendere il posto di lavoro e contro le crisi occupazionali, pacificamente ma in modo determinato, prevedendo fino a due anni di carcere per chi effettua queste proteste nelle strade o in altri luoghi pubblici”.
Il disegno di legge, che deve ancora passare in Senato, contiene molte misure relative a temi che la destra ha eletto a baluardi. Il provvedimento dà infatti una stretta sulle manifestazioni e le proteste in strada, con il blocco stradale che diventa reato penale (e qui è inevitabile che il pensiero corra, tanto per iniziare, agli attivisti di Ultima Generazione che hanno fatto dei blocchi stradali il principale modo di manifestare): chi blocca con il suo corpo strade o ferrovie rischia fino a un mese di reclusione e 300 euro di multa, sino a due anni di carcere se lo fa in gruppo, durante una manifestazione. Chi danneggia qualcosa in luogo pubblico potrà andare incontro a una pena sino a cinque anni e a una multa di 15mila euro, e per per i reati di violenza e minaccia è prevista un’aggravante nel caso in cui siano commessi per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o infrastruttura strategica, come per esempio la Tav o il Ponte sullo Stretto di Messina.
Il ddl Sicurezza modifica anche le norme relative alla detenzione in carcere, con la possibilità di detenere in un istituto di custodia attenuata anche donne in gravidanza e madri con figli minori di un anno, e ancora viene istituito il reato di rivolta in carcere, che punisce chi organizza (da due a otto anni) o partecipa (da uno a cinque anni) non solo in modo violento ma anche tramite “resistenza passiva” agli ordini, punita con la reclusione da uno a cinque anni. Le stesse regole si applicano anche ai Cpr, i centri di permanente per i rimpatri, ovvero i luoghi dove vengono trattenute le persone migranti che attendono l’espulsione. E proprio chi è presente su territorio italiano senza permesso di soggiorno non potrà acquistare una scheda sim, e dunque non potrà di fatto usare un telefono cellulare.
Si introduce inoltre il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”, ovvero di occupazione abusiva (, con pene che vanno da due a sette anni di carcere. Si può anche procedere d’ufficio per il reato, se a essere occupato è un immobile pubblico o destinato al pubblico, oppure se il proprietario è una persona “incapace, per età o per infermità”. È prevista anche una procedura d’urgenza per liberare la casa.
Contro il ddl è già stata annunciata una manifestazione nazionale indetta da Cgil e Uil per mercoledì 25 settembre davanti al Senato, cui ha già aderito anche il Pd. Genova anticipa di qualche giorno, con un presidio, indetto sempre dalla Cgil, davanti alla prefettura alle 18 di lunedì.
“Viene messo in discussione un diritto sindacale, ma non solo: attivisti, studenti, lavoratori, saranno tutti nel mirino delle forze politiche governative che intendono punire chi si oppone o chiede condizioni di vita e di lavoro migliori – sottolineano dalla Cgil – Anziché guardare alle migliori pratiche in campo sociale ed economico, si punta allo stato di polizia. Tutto questo è preoccupante ed inaccettabile”.
Numerose le realtà che hanno già aderito al presidio, tra cui Giuristi Democratici, Anpi Genova, Pd, Movimento 5 Stelle Genova, Sinistra Italiana Genova-Liguria, Possibile, Legambiente Liguria Onlus, Linea condivisa, Rifondazione Comunista Genova, Rete degli Studenti Medi Genova, Libera Liguria e Genova.
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