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Lo stop Stellantis alla 500 elettrica ci riguarda tutti, ecco perché #adessonews

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Stellantis mette in pausa la 500e, la sua auto elettrica più attesa. E la notizia (che arriva trami l’agenzia Gea) riguarda non solo il colosso ex Fiat ma tutti noi: dice molto del futuro delle auto elettriche e sulle prospettive dell’elettrico nella lotta ai cambiamenti climatici.

A partire da venerdì 13 settembre, Stellantis infatti ha fermato la produzione della Fiat 500e nello stabilimento di Mirafiori a causa della mancanza di ordini. Come spiegato dalla società stessa, “la misura è resa necessaria dall’attuale mancanza di ordini legata all’andamento del mercato elettrico in Europa, che è profondamente in difficoltà per tutti i produttori, soprattutto europei” (Gea).

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Ma “‘agli italiani non piacciono le auto elettriche’” è un refrain che ha poco fondamento: “quante volte abbiamo letto questo titolo sui giornali?”, si chiede Francesco Ferrante, Presidente di Kyoto Club: “Un’affermazione che si basava sui numeri (poche auto vendute rispetto a quello che succede in altri Paesi) e in una supposta voglia tutta italiana (sarà nel nostro ‘dna mediterraneo’?) del rombo del motore endotermico”, dice al nostro giornale.

Ma lo stop produttivo durerà fino al 14 ottobre, data in cui è prevista la ripresa delle attività. Tuttavia, se il trend negativo dovesse persistere, potrebbero scattare ulteriori fermi, portando al minimo la produzione della 500e nel 2024. Ecco cosa significa la decisone di Stellantis per la sostenibilità e per il mercato.

Lo stop di Stellantis all’auto elettrica: fermata la Fiat 500e

L’azienda ha ribadito il suo impegno a “garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività” durante questa “difficile fase della transizione”. Per quanto riguarda Mirafiori, Stellantis ha annunciato un investimento di 100 milioni di euro per potenziare la produzione della 500e con una nuova batteria ad alto potenziale e l’introduzione di nuove tecnologie. Inoltre, tra il 2025 e il 2026, sarà avviata la produzione della nuova 500 Ibrida, realizzata sulla base dell’attuale 500 elettrica.

Nei mesi scorsi “il Governo (dopo mesi di ritardo e tira a molla) ha varato finalmente gli incentivi molto attesi e che – per chiarezza – sono previsti in tutto il mondo”, continua Ferrante, “e in poche ore quelli destinati alle auto elettriche si esauriscono, mentre non succede la stessa cosa per quelli generosi e ingiustificati (infatti non esiste analogo in alcun altro paese europeo) per i motori endotermici – benzina e diesel – che non devono affatto subire analogo assalto”.

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Il motivo è semplice. “Gli avversari dell’auto elettrica (ideologici o interessati perché vorrebbero continuare a vendere combustibili fossili per sempre) sostengono che l’esaurimento immediato sia dovuto a un ‘accaparramento’ delle società di noleggio, il Ministero smentisce anomalie. Ma anche fosse vero, al contrario sarebbe una conferma che è proprio il ‘mercato’ che verso l’elettrico si sta orientando, a meno che non si voglia pensare che le società di autonoleggio siano governate da ‘Cda tafazzi’ che decidono di acquistare auto che poi resterebbero inutilizzate nei loro garage. E invece è proprio la mancanza di entusiasmo per quegli incentivi ingiustificati (e dannosi dal punto di vista ambientale) per le auto alimentate a benzina e diesel che è la migliore conferma che la battaglia contro la decisione dell’Unione Europea di bandirne la vendita dal 2035 equivale a alla donchicciottesca battaglia contro i
mulini a vento
“.

Infatti “è l’industria automobilistica tutta (con i consueti ritardi di Stellantis , ex Fiat) ad avere scelto elettrico”, sottolinea Ferrante.

Case auto europee in difficoltà, ma BMW resiste

Secondo il rapporto “EV Tracker” di Bank of America, le case automobilistiche europee stanno affrontando difficoltà nel mercato globale dei veicoli elettrici, con marchi chiave come Stellantis, Volkswagen e Mercedes-Benz che hanno subito perdite significative di quote di mercato.

In contrasto, le vendite di veicoli ibridi plug-in sono aumentate del 58% su base annua, trainate principalmente dalla forte domanda in Cina. Questo potrebbe riflettere le preoccupazioni dei consumatori riguardo alle limitazioni dell’autonomia delle auto elettriche e ai costi totali di proprietà più elevati associati ai modelli elettrici a batteria, soprattutto in Europa, secondo Bank of America.

Nonostante le sfide generali, BMW è riuscita a contrastare le tendenze negative, registrando una crescita significativa della sua quota di mercato dei veicoli elettrici a batteria. Le vendite di EV di BMW sono aumentate del 40% su base annua a luglio 2024, portando la sua quota di mercato al 4,6%, in aumento rispetto al 3,7% del secondo trimestre 2023. “I modelli i4 e iX1 continuano a vendere molto bene e il recente lancio dell’i5 sta contribuendo in modo significativo al tasso di crescita annuale”, hanno scritto gli analisti di Bank of America.

Le vendite di veicoli elettrici a luglio 2024 hanno totalizzato 853.000 unità a livello globale, con un aumento di appena il 6% su base annua. Si tratta di una performance tiepida che evidenzia una domanda più debole del previsto per i modelli a batteria. E solleva dubbi sulla capacità del settore di mantenere il suo slancio di crescita.

Ciò che è ancora più preoccupante è il livello sotto performance delle case automobilistiche europee. Nel Vecchio continente diversi marchi chiave come Stellantis, Volkswagen e Mercedes-Benz che hanno registrato perdite significative di quote di mercato, secondo il recente rapporto “EV Tracker” di Bank of America.
Dallo studio infatti emerge che la quota di mercato di Stellantis è scesa al 2,7% a luglio, in netto calo rispetto al 3,6% nel secondo trimestre del 2023 e al 4,0% di un anno prima. La quota di mercato del gruppo Volkswagen è scesa al 6,6%, in calo rispetto al 7,5% nel secondo trimestre del 2023.

Invece Mercedes-Benz, tradizionalmente leader nel segmento di lusso, ha visto la sua quota di mercato precipitare all’1,9%. In calo rispetto al 2,5% di un anno prima, secondo Bank of America.

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Il mercato europeo delle auto elettriche arranca

I costi frenano l’adozione delle elettriche in Europa. Uno dei principali motivi del lento sviluppo dei veicoli elettrici a batteria in Europa è il costo totale di proprietà più elevato rispetto ai veicoli a combustione interna.

Mentre i veicoli elettrici generalmente offrono costi operativi più bassi, i prezzi di acquisto elevati e la significativa svalutazione hanno scoraggiato un’adozione più ampia.

In Germania, il Paese che funge da indicatore chiave per il mercato europeo, i prezzi dei veicoli elettrici a batteria rimangono circa il 20% più alti rispetto ai loro equivalenti a combustione interna. Anche dopo aver tenuto conto di sussidi e incentivi.

Gli analisti hanno notato che i consumatori europei sono riluttanti a passare ai veicoli elettrici a batteria a causa dei costi iniziali elevati e delle preoccupazioni sui valori residui.

“I prezzi dei veicoli elettrici a batteria devono diminuire per innescare un boom delle vendite, indipendentemente dalla regolamentazione“, hanno affermato gli analisti di Bank of America.

Il ruolo dei dazi

La Commissione europea ha respinto le offerte di alcuni costruttori cinesi di auto elettriche per compensare i vantaggi conferiti dai sussidi ricevuti dallo Stato ed evitare quindi la scure dei dazi europei.

Secondo l’Unione europea, le proposte di “price undertaking” (impegni sui prezzi) avanzate dai produttori cinesi sono state giudicate “insufficienti” per soddisfare i requisiti richiesti. Secondo la Commissione europea, queste offerte avrebbero dovuto eliminare gli effetti dei sussidi illeciti identificati dall’indagine dell’UE e garantire che i prezzi potessero essere efficacemente monitorati e applicati.

Il sorpasso della cinese Byd su Tesla

La casa automobilistica cinese Byd ha aumentato la sua quota di mercato dal 14,7% nel secondo trimestre del 2023 al 17,2% nel luglio del 2024, detronizzando Tesla e consolidando la sua posizione di leader globale dei veicoli elettrici.

Tuttavia, mentre le vendite di Byd di veicoli elettrici a batteria in Cina sono diminuite del 7%, le sue vendite globali di ibridi plug-in sono aumentate di un impressionante 62% rispetto all’anno precedente.

La quota di mercato globale dei veicoli elettrici a batteria di Tesla è scesa al 14,0%, dal 19,4% del secondo trimestre del 2023. Il calo è stato particolarmente pronunciato in Europa, dove le vendite di veicoli elettrici di Tesla sono scese del 5% a luglio.

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Questo calo è in parte attribuito all’aumento dei prezzi della Model 3, causato dai dazi sulle importazioni dei veicoli prodotti in Cina.

Le prossime sfide

In prospettiva, Bank of America ha rivisto al ribasso le previsioni di vendita dei veicoli elettrici a batteria in Europa, prevedendo un calo del 2% su base annua nel 2024.

Gli ambiziosi obiettivi dell’Unione Europea in materia di emissioni, tra cui il divieto assoluto di vendita di nuovi veicoli con motore a combustione interna entro il 2035, sono destinati a plasmare profondamente il futuro del mercato automobilistico.

Mentre le pressioni normative, in particolare sulle emissioni di anidride carbonica, continueranno a spingere le case automobilistiche verso l’elettrificazione, il costo totale di proprietà più elevato associato ai veicoli elettrici a batteria rimane un ostacolo significativo all’adozione diffusa in Europa.

“La Cina sta pompando aiuti di Stato, inseguita dagli Usa con Ira. In Europa si punta sul know how storico (una sfida comunque in salita). Inutile combattere contro la marea”, commenta Ferrante.

“Bisogna saperci navigare sopra. E soprattutto, per quanto riguarda il sistema industriale del nostro Paese, è necessario essere in grado di promuovere la riconversione di un settore così importante come quello della componentistica automotive“, conclude Ferrante.

Nonostante il rifiuto delle proposte cinesi, il dialogo tra Cina e Ue proseguirà per cercare di scongiurare una guerra commerciale. I negoziati continueranno a Bruxelles quando il ministro del Commercio cinese Wang Wentao incontrerà il capo del commercio dell’UE Valdis Dombrovskis il 19 settembre. Sarà quella la sede in cui si vedrà se Bruxelles avanzerà delle richieste e Pechino farà delle concessioni.



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